La relazione educativa e i tre principi educativi

La relazione educativa

La relazione educativa è il rapporto tra docenti ed allievi, non è un’interazione sociale occasionale (come se due persone scambiano qualche parola sul bus) ma è stabile perché i partecipanti si incontrano frequentemente e condividono spazi, attività ecc.

La relazione educativa, come tutti le influenze sociale (la relazione educativa è un’influenza sociale perché è pieno di attese, aspettative e richieste che condizionano il nostro comportamento) propone e impone modelli di comportamenti come nel caso degli alunni apprendere conoscenze, modificare il proprio comportamento imparare a gestire le proprie energie ecc. ai quali gli individui si devono adattare.
Ogni relazione sociale e quindi anche quella educativa si basa sulla comunicazione verbale e non verbale.
 

I PRINCIPI EDUCATIVI:

La teoria psicoanalitica:


La psicoanalisi si concentra sulle motivazioni profonde dei comportamenti degli alunni e dei docenti e dice che la classe e un incontro e scontro di forze inconsce, un insieme di esplosioni di collera, forme di mutismo, insuccessi scolastici ecc.
La psicoanalisi aiuta a capire le varie relazioni educative, per esempio parla dei

 - fenomeni di transfert: con i quali gli alunni a scuola fanno vedere il rapporto con i loro genitori (per esempio per un ragazzo la riuscita scolastica può essere la rivincita sul padre…),

 - dei fenomeni di proiezione: se qualcosa all’interno della nostra psiche viene visto come pericolo viene inconsapevolmente proiettato all’esterno (un ragazzo timido può proiettare questo timore su un compagno trattandolo scorrettamente) e

 - l’immagine di sé che si crea attraverso un lungo percorso, può essere o no condiviso dagli altri e incide molto sul modo di comportarsi.

La psicoanalisi dice anche che un maestro mentre insegna rivive in un certo senso la sua infanzia e così si puoi mettere nei panni degli alunni. Controllando le sue emozioni (si chiama maturità emotiva) può rispondere a comportamenti inconsci da parte degli alunni e cercare di aiutare se ci sono difficoltà.
 

La teoria umanista:


La psicologia umanista (dice che la motivazione dell’azione risiede in una serie di bisogni come per esempio l’esplorazione, la creatività e la relazione con gli altri) riguarda il comportamento del docente e i suoi effetti sull’alunno. Una teoria dice che per essere efficace un insegnamento deve essere flessibile e il protagonista deve essere l’alunno.

I tre atteggiamenti-chiave:

-          Comprensione empatica (il docente deve porsi dal punto di vista dell’allievo)

-          Considerazione positiva incondizionata (il docente non deve avere pregiudizi e non deve imporre cambiamenti di comportamento)

-          Autenticità o congruenza (muovere l’allievo a conoscere sè stesso e stabilire una continuità)

L’educatore deve insegnare ad imparare e l’alunno dovrà poi essere in grade di valutare sé stesso (autovalutazione). Per questo il compito dell’educatore non è più il trasmettere di conoscenze ma di facilitare l’apprendimento.
 
 

La teoria sistemica:

 
La psicologia sistemica si basa su due requisiti:
-          tutto è comunicazione
-          il mondo psichico è un sistema
 
Secondo Watzlawick (importante rappresentante dell’approccio sistemico) per spiegare un singolo fenomeno serve analizzare tutto il suo contesto (ossia l’ambiente circostante, lo sfondo ecc.). Questo significa che per spiegare il successo scolastico di un ragazzo occorre verificare il contesto (di vita) del ragazzo (famiglia, classe, amici ecc.).
Indicazioni della teoria sistemica all’educatore:
-          deve favorire la riorganizzazione interna ogni volta che un nuovo elemento disturba l’equilibrio
-          deve individuare le persone-chiave, cioè le persone che se cambiano fanno cambiare anche gli altri
-          deve risolvere problemi, così riesce a creare un nuovo tipo di stabilità dinamica; una diminuzione dell’ansia e un’accresciuta autostima
-          deve essere capace di interagire col singolo e che con il gruppo
-          deve controllare il circolo comunicativo cioè fare sì che tutti comunicano tra loro (una comunicazione non unidirezionale)
 
 

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